Passato & Futuro

Storia dell'acquaponica

Le tecniche del senza terra (no soil) e dell’allevamento ittico sono molto antiche e le prime forme di acquaponica per uso agricolo, in una coltivazione su larga scala, risalgono ai tempi degli Atzechi. Le chinampas erano i “giardini galleggianti” degli Aztechi, delle isole artificiali stazionarie (o a volte mobili) realizzate in acque meno profonde. Il sistema acquaponico Chinampa rappresenta una delle migliori tecniche di coltivazione, in grado di avere una straordinaria produzione vegetale, con molti raccolti l’anno.
È stata eseguita una nuova sperimentazione di questo sistema acquaponico in Costa Rica, negli Stati Uniti e in Messico, che conferma i notevoli vantaggi di questo metodo di coltivazione:

30% in meno di energia richiesta
40% di lavoro in meno
50% crescita più rapida
90% in meno di consumo di acqua
500% di produttività in più rispetto alle colture in terra

Il sistema acquaponico veniva utilizzato in passato anche in Cina meridionale e nell’intero sud-est asiatico.
I manuali agricoli cinesi del XIII Secolo descrivono zattere di legno galleggianti usate per coltivare il riso, tecniche utilizzate da dinastie fin dal VI secolo.
Attualmente in Cina, l’agricoltura acquaponica galleggiante è utilizzata soprattutto per la coltivazione di riso, ma anche altre colture, su stagni di pesce policromo ed installazioni che superano i 2,5 ettari.

...sviluppiamo soluzioni e tecnologie abilitanti per rendere realizzabili quanto prima progetti come questi:

Beirut, Wonder Forest

Beirut è la città dei grattaceli di cemento, con un’area di verde che rappresenta solo il 3% del territorio della capitale libanese e con strade trafficate da auto molto vecchie che emettono alti livelli di emissioni di CO2.
Il risultato è la scarsa qualità dell’aria, la mancanza di vegetazione e altre problematiche legate all’ambiente.

Il progetto “Wonder Forest” nasce dalla originale idea dell’architetto Wassim Melki e consiste nel piantare alberi su tutti i tetti di Beirut, trasformare quindi l’intera città in un giardino pensile.

Il progetto interessa circa l’80% dei tetti della città (si stimano 15.000 tetti con aree adeguate per la realizzazione) e coinvolge tutta la popolazione di Beirut, senza la quale il progetto fallirebbe.
Per questo motivo sono previsti incentivi per i residenti, con riduzioni fiscali o altri benefici per chi dispone e cura un giardino sul tetto.

I vantaggi sono molteplici: i giardini sono economici, fruibili e facilmente manutenibili; i livelli di ossigeno sarebbero migliori e l’ombra degli alberi aiuterebbe il clima dei mesi più caldi, che a sua volta porterebbe a un minor consumo di energia.

Sono stati individuati alberi adatti ai giardini sui tetti, come l’ulivo (Olea europaea) che predilige ambienti aridi e teme l’eccessiva umidità, il gelso bianco (Morus Alba) che cresce su qualsiasi tipologia di terreno, dall’argilloso al sabbioso, presentando un’elevata capacità di adattamento, e il melograno (Punica Granatum), una pianta resistente alle estati aride, utilizzata nei giardini come pianta ornamentale.
Oltre agli alberi, su questi giardini è possibile la coltivazione di frutta e verdura, un orto urbano fonte di prodotti coltivati localmente.